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Posted on Ago 19, 2014 in Borghi | 0 comments

Castiglione Olona: il Rinascimento toscano in Lombardia

Castiglione Olona: il Rinascimento toscano in Lombardia

Sette chilometri, una distanza piccola tutto sommato. Moltiplicatela per se stessa e otterrete la superficie di Castiglione Olona. Sette chilometri quadrati di tetti rossi e strade tortuose, acciottolati che s’insinuano tra le case e archi che introducono a cortili interni che ospitano ancora frammenti di Medioevo.

La pianta del paese, più che a uno spunto topografico, deve la sua conformazione all’impronta di Branda Castiglioni, il cardinale che decise di farne una cittadella ideale del Rinascimento.

Il suo intento di creare luoghi in cui appellarsi alle arti si tocca con mano, guardando alla costellazione di palazzi e chiese che costituisce la spina dorsale del borgo.

Fu Branda a fondare la prima biblioteca del paese, luogo prezioso e molto raro a quei tempi, e a lui si deve la presenza della Scuola di Canto e Grammatica che oggi è la sede del municipio.

Si può dire che il versetto di Geremia che Castiglioni scelse come motto araldico quando fu nominato cardinale, e cioè:

Dice il Signore

fermatevi sulle strade, guardate,

informatevi dei sentieri antichi,

quale sia la via buona

e incamminatevi per essa

e troverete refrigerio per le vostre anime.

sia stato da lui contemplato in senso letterale oltre che metaforico: creare occasioni concrete di incamminarsi per la giusta via, offrendo luoghi e tempi in cui costruire la propria salvezza attraverso la fruizione e l’insegnamento dell’arte.

Ecco dunque che anche nella Collegiata, perla dentro l’ostrica del centro storico di Castiglione, il messaggio che trionfa è quello di redenzione e rinascita. Un ciclo di affreschi narra la vita del Battista e, al centro, regina delle scene, c’è l’immagine del battesimo di Cristo.

Gli affreschi che riempiono le pareti del Battistero, occupando i più obliqui e minuscoli interstizi, sono di illustre paternità:  li ha dipinti Masolino da Panicale, maestro del Rinascimento fiorentino.

Invitato dal mecenate Branda, Masolino ha donato al borgo di Castiglione l’occasione di un cammino per immagini estremamente avvolgente, capace anche oggi di smuovere forti emozioni.

Sarà il modo in cui ci si arriva – abbandonando via via le forme moderne di strade, case e scorci fino a che la strada in salita curva netta, nascondendo tutto quel che si è visto prima. Sarà il silenzio, o il fatto che di persone che salgono fin lì ce ne sono poche: si sa, i tesori vicini perdono valore, per il solo fatto di essere a portata di mano.

Fatto sta che dentro al Battistero, tanto piccolo che, anche volendo, in più di dodici non ci si può entrare, ci si ritrova a tu per tu con un abbraccio di intonaco e colori pastello. Un abbraccio, sì, non lo si potrebbe descrivere meglio. E come ogni abbraccio che si rispetti, è un abbraccio ben studiato, in modo che sia accogliente e della misura giusta: sin dall’ingresso, in qualsiasi punto tu ti metta, riesci a raccogliere la storia del Battista in un solo sguardo. Tutto, dalle accuse ad Erode ed Erodiade, silenzioso dialogo di mani che chissà quante cose riescono a dire a chi le guarda con attenzione, fino al banchetto in cui Salomé, i capelli ancora sciolti dopo la danza, dà le spalle alla se stessa di poco dopo – lo sguardo a metà tra la testa senza vita del Battista e gli occhi di sua madre Erodiade, che tiene quel trofeo sulle ginocchia.

Ogni cosa, in questo ciclo pittorico è in continuità con quel che succede prima e quel che avverrà dopo, senza intermezzi né divisori architettonici. Un tutto senza sosta, in cui le figure del prima sono schiena contro schiena a quelle del dopo.

E così succede anche nella basilica accanto al Battistero, dove la volta racconta la vita della Vergine senza seguire il tempo, piegandosi solo alle leggi della narrazione.

Masolino qui sfida anche le regole dell’architettura: le vele anguste e bombate sarebbero state terreno difficile da affrescare, e invece si sono fatte incavi perfetti, in cui le figure umane e i palazzi alle loro spalle assumono profondità, e diventano tridimensionali.

Quante cose possono contenere, sette chilometri per sette. Per raccontarle, queste righe non sono abbastanza.

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