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Posted on Mag 10, 2013 in Borghi, Mare | 0 comments

Costa Viola e Scilla: dove mare e mito si sovrappongono

Costa Viola e Scilla: dove mare e mito si sovrappongono

La costa viola è una linea di terra frastagliata che in alcuni punti sporge verticale sul mare Tirreno, in altri si fa più dolce e offre spiagge, grotte e anfratti dove tuffarsi nel fondo mare al cui colore deve il nome.

Le strade e i paesi che la fiancheggiano offrono una visuale sulle Eolie o sulla Sicilia che, nelle giornate limpide, emergono nitide come fossero a un passo.

La costa viola si estende lungo i circa 35 chilometri che dallo Stretto di Messina risalgono il litorale fino a Palmi.

Dei borghi che si affacciano su questo splendido tratto di mare, Scilla si offre come quello più carico di storia e splendore, sempre in bilico tra realtà e mito.

Partiamo dal nome che ha origini antichissime. Stando alla mitologia greca, Scilla era un mostro marino che, nella parte superiore era una donna, mentre dal bacino in giù aveva una o più code e sei cani voraci che le nascevano dai fianchi. Scilla stava nella zona peninsulare dello stretto, mentre di fronte, sul lato siciliano, viveva l’altro mostro, Cariddi. Entrambi terrorizzavano i marinai e attentavano alla loro vita quando attraversava quella striscia d’acqua.

Le fonti storiche ci dicono che il primo nucleo di Scilla nacque nella posizione attuale poiché gli scogli garantivano una maggiore comodità nella pesca.

Oltre al mare e alla bella spiaggia di Marina Grande, che si estende a mezzaluna nelle zona meridionale e che offre una notevole vista sullo stretto, sono altri due gli elementi che rendono Scilla un posto indimenticabile.

Il primo e più palese, dato che domina l’orizzonte cittadino con la linea possente è castello Ruffo. La prima fortificazione risale all’inizio del V secolo a.C. e venne innalzata a protezione delle invasioni corsare.

Nel corso dei secoli, passando di dominazione in dominazione, la fortezza mutò più volte stile e fisionomia, fino a che, nel 1533, venne acquisita da Paolo Ruffo che decise di farne la residenza dinastica. Dopo altri passaggi di proprietà, l’ultima versione dell’edificio si propone come centro culturale.

Entrando, la costruzione rivela, nonostante tutto, una struttura abbastanza uniforme con sbarramenti, torrioni e feritoie d’ordinanza. La parte residenziale è contraddistinta da sale di grandi dimensioni che dovevano celebrare la potenza e la ricchezza del casato Ruffo.

La rupe su cui si erge il castello divide la cittadina in due parti. Quella a nord custodisce Chianalea, la parte più antica di Scilla. Qui le case tradiscono la vocazione per la pesca. Le piccole abitazioni crescono direttamente sugli scogli, una appiccicata alle altre, divise solo da viuzze e scalini che portano direttamente al mare. Tale conformazione le ha fatto guadagnare il titolo di “Piccola Venezia”. La Chianalea è attraversata da un’unica strada a fondo chiuso. Durante il giorno è animata dalle attività legate alla pesca, con le barche ormeggiate sotto le finestre, le reti e l’attrezzatura messe ad asciugare sui muri in una continuità unica fra terra e mare, vita e lavoro.

Di sera il borgo si trasforma e, soprattutto d’estate, con i locali che offrono la possibilità di mangiare all’aperto a pelo d’acqua, diventa un luogo magico. L’evocazione del mito, i panorami che si spingono fino alla costa della Sicilia, l’incombere del castello, i sapori e gli odori del mare si mescolano in un quadro di fascino e storia, passione e genuinità.

La pesca tradizionale della zona è quella del pescespada che, infatti, è protagonista dei piatti tipici di Scilla. Tra i più celebri gli involtini e il sugo da abbinare ai maccheroni.

Vi consigliamo l’ascolto di Almamegretta – Sanacore

 

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