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Posted on Mag 2, 2013 in Musei | 0 comments

GAM Torino: un percorso tra arte e etica

GAM Torino: un percorso tra arte e etica

La Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di TorinoGAM per gli amici – dal suo rinnovamento iniziato nell’ottobre 2009, ha rivoluzionato il criterio di disposizione delle sue opere: non sono più raccolte in ordine cronologico, bensì per criterio tematico.

I temi che costituiscono il filo rosso tra le opere cambiano ciclicamente, così tutte le volte sembra di passeggiare per una mostra diversa, ascoltando diverse storie.

Al momento, una delle riflessioni filosofiche proposte dalla GAM si incentra sul binomio etica e natura.

Il percorso si apre con una sala che esplora l’etica civile, intesa come “teoria del vivere”.

A questa sezione appartiene quadro Il coltello di Giuseppe Bottero, che ritrae un uomo steso a letto, quasi esanime, il figlio bambino proteso su di lui, la moglie seduta in un angolo della stanza, poco lontana ma assente. Si potrebbe dire che ciascuno dei personaggi incarni uno stadio di diversa accettazione del dolore: il bambino è ignaro, non ne ha mai avuta esperienza diretta, la sua espressione è quasi curiosa, stupita. L’uomo steso a letto è insieme avvinto dal dolore e in lotta con esso: pur in posa abbandonica, stringe forte il pugno, come a dimostrare che la sua non è una resa. La donna seduta all’estrema sinistra del quadro, invece, guarda ormai altrove, disillusa, come chi sa che il dolore e la morte portano via senza scampo.

Anche La deposizione di Papa Silverio di Cesare Maccari propone molteplici declinazioni dello stesso tema: il papa a testa bassa, spogliato della sua veste sontuosa, provoca nei personaggi che lo circondano reazioni diverse. I curiosi, fuori, scalpitano, uno dei funzionari religiosi cerca di trattenerli, come a dire “Suvvia, non vedete? Questo è un uomo umiliato”. Seduti su un divano, due nobili osservano la scena con biasimo, incuranti del funzionario che li ammonisce con uno sguardo severo.

Sempre nella stessa stanza è esposta La cella delle pazze di Giacomo Grosso, che si rifà a Storia di una capinera di Verga. Tutte le suore sono strenuamente impegnate a trattenere le convulsioni della pazza mentre quest’ultima, lo sguardo preso come da una visione di cui lo spettatore è estraneo, rimane avulsa dalla realtà, impenetrabile.

Ultimo quadro nella sala è Le ombre dei grandi uomini fiorentini che protestano contro il dominio straniero di Eugenio Agneni, che ritrae una vera e propria rivolta, illuminata da un’onirica luce lunare, al di sotto della quale il confine tra ciò che è reale e quel che è ombra si fa sottile e quasi impercettibile.

La seconda stanza declina il tema dell’etica nell’etica femminile: si fanno compagnia la Ragazza rossa di Modigliani, in cui il profilo e la visione frontale si sovrappongono, la bellezza ideale della Saffo di Canova, e The communicator di Marina Abramovi?, una testa di cera trafitta da diversi minerali tra cui la malachite, simbolo del femminino. Il volto ricavato nella cera è sereno, come addormentato: la compenetrazione con gli elementi minerali non è dolorosa ma pacifica, un’osmosi con la natura.

Il cammino prosegue con il rovesciamento dell’etica: al centro della sala troneggia Miracolo (Olocausto) di Marini, un eroe scolpito nel legno, accasciato a terra. Anche le opere di Vedova, tra cui Immagine del tempo n°2, sono caratterizzate dallo stesso sgomento angosciato. La sconfitta e il senso d’impotenza necessariamente generano sgomento, e lo sgomento porta all’angoscia. Allo stesso tempo, però, l’angoscia è proposta come mezzo di ammonimento ed educazione a un’etica “altra”, sempre possibile.

Anche il corpo è uno spunto generativo di riflessione etica, e infatti un’intera stanza ruota attorno a questo tema. Due opere di Felice Casorati raccontano modi di rapportarsi al corpo quasi antitetici: la Ragazza con scodella sembra aderire a un rituale, dimentica del proprio corpo, come fosse addormentata. Dormiente ma pacificato, invece, è l’Uomo delle botti, la cui esistenza è votata a un luogo e a una specifica funzione, e dunque carica di senso.

Dal Ritratto di Carolina Zucchi di Hayez, invece, la ragazza malata ci guarda con una gioia sottile, come se dall’immobilità della malattia avesse appreso un modo nuovo ed efficace di estraniarsi dal corpo, e restituire vivacità alla staticità.

Il percorso si conclude con una riflessione sull’etica religiosa, che contrappone l’Apocalisse di Scipione a Schüttbild di Hermann Nitsch. Il primo quadro invita a intraprendere un cammino fisico e concreto di ricerca della redenzione. Il secondo, invece, con la sua chiazza rossa e le impronte dei piedi dell’artista che vi camminano intorno, allude alla possibilità di salvarsi attraverso il ritorno e la pacificazione con le espressioni primitive.

Nel prossimo articolo proporremo l’altro percorso allestito alla GAM, dedicato stavolta alla natura.

 

GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino

Via Magenta, 31 Torino

Orario: martedì-domenica 10-18, chiuso lunedì.

La biglietteria chiude un’ora prima.

Ingressi: € 10 ridotto € 8, gratuito ragazzi fino ai 18 anni

Informazioni per il pubblico: 011 4429518

www.gamtorino.it

di Margherita Restelli

 

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