Genova e Edvard Munch: la Superba si prepara alla grande mostra d’autunno
Alcuni artisti hanno la fortuna/sfortuna di essere identificati con una loro opera, una soltanto, che diventa iconica e che va a celare l’insieme dei lavori fatti in una carriera intera. Questa presenza ingombrante molto spesso rischia di non far venire in superficie altri aspetti importanti o, forse, i più importanti dell’artista stesso, la sua complessità. Pensate alla Monnalisa, certo straordinaria, ma che spesso ci fa dimenticare altri dipinti altrettanto notevoli di Leonardo. Pensiamo ai disegni erotici di Turner, venuti alla luce solo agli inizi del secolo, che hanno costretto molti critici a rivedere il punto di vista su colui che consideravano un grande interprete del genere paesaggistico e stop.
Edvard Munch, pittore norvegese, è fra i maggiori candidati a essere identificato con un unico quadro. Il suo celebre Urlo, sebbene sia una delle opere più potenti di tutta l’arte occidentale, ha oscurato e continua a oscurare il resto della sua produzione.
Nel 2013 si celebrano i 150 anni dalla nascita del pittore e alcune mostre, sia in Italia sia nel resto d’Europa, si prodigano per mostrare il carattere più sfaccettato della poetica di Munch. Operazione facilitata anche dal fatto che l’Urlo non si muoverà da Oslo, lasciando quindi più spazio al resto dei lavori.
In Italia l’onore di ospitare un centinaio di opere di uno di maggiori indagatori dell’interiorità e fondatore, conscio o non conscio che fosse, della corrente Espressionista è stato preso in carico dalla Liguria.
Con circa tre mesi di anticipo, la mostra che aprirà il 4 ottobre prossimo è stata presentata dalla città e dallo spazio ospitanti – Genova e Palazzo Ducale, dagli organizzatori – Arthemisia Group e 24Ore Cultura, e dal curatore, Marc Restellini, direttore della Pinacothèque de Paris.
Il percorso espositivo avrà come fine, in primis, rivelare le sfaccettature, le forza innovativa, il coraggio, l’anticonvenzionalità delle opere munchiane extra Urlo.
Certe asprezze, evidenti nei temi, nei colori, nelle linee espressive erano parte di un processo creativo che prevedeva l’esposizione delle tele agli agenti atmosferici. Munch stesso amava dipingere all’aperto, sotto neve e pioggia, a temperature proibitive e, quando terminava le opere, le sottoponeva a ciò che lui chiamava “la cura del cavallo”. Riteneva che solo dopo l’esposizione ai rigori atmosferici i suoi lavori fossero pronti per essere esposti al pubblico.
Audace nel corpo a corpo con le sue opere, ma anche nel percepire i cambiamenti apportati all’arte dalla fotografia prima e dal cinema dopo. Munch fu il primo a trasferire foto o fotogrammi di film muti all’interno dei suoi dipinti. Le sue tecniche miste lo rendono uno degli artisti più innovativi dell’epoca.
Potenti sono, oltre alle tele, le sue incisioni. In mostra ci sarà, ad esempio, Madonna, che, nel 1896, fece scandalo. Si tratta di opere che rivelano la capacità di importare in una antica e nobile arte il movimento e la cinetica infondendole una ventata di modernità sorprendente.
Le opere, un centinaio circa, vedono una buona presenza di prestiti da collezioni private. I possessori di opere di Munch rappresentano un unicum nella storia collezionistica contemporanea. Si conoscono tutti e di tanto in tanto, in una qualche località amena, si riuniscono per condividere la rapinosa passione per il pittore norvegese. Un tale attaccamento è motivo di una certa difficoltà nel separarsi dai propri Munch. A quanto pare però in questa occasione l’opera di convincimento è stata piuttosto efficace dato che il numero di opere private che giungerà a Genova sarà piuttosto consistente.
Va aggiunto che una piccola ma significativa mostra andrà a completare il percorso conoscitivo dell’artista. La mostra Warhol After Munch presenterà una serie di opere che il pittore pop per antonomasia realizzò ispirandosi al maestro norvegese. Sarà interessante vedere come il lato popolare del pittore statunitense sposa il lato più oscuro della pittura europea.
Non ci resta che attendere ottobre.