Giambattista Tiepolo: una mostra a Villa Manin di Passariano
Tiepolo è senza dubbio il pittore veneziano più celebre del Settecento. La sua arte, fatta di sofisticati scorci illusionistici, colori vibranti e ardite messe in scena, trova massima espressione in grandiosi cicli di affreschi.
“Tiepolo – Dal vecchio al nuovo mondo”, la mostra a Villa Manin di Passariano, una delle più scenografiche di tutto il nord-est, offre la possibilità di conoscere tele di eccezionale dimensione, bozzetti preparatori, eleganti disegni dell’artista veneto. Una ghiotta occasione per conoscere il pittore nato a Venezia il 5 marzo 1696 e formatosi alla bottega del ritrattista Gregorio Lazzarini, che però sente presto estraneo allo stile che vuole esprimere.
Decide quindi di studiare la pittura rinascimentale veneziana. La riflessione sugli artisti del ‘500 lo porta a elaborare uno stile proprio, capace di restituire lo spirito dell’epoca, in bilico tra sfarzo e decadenza.
Dopo i primi lavori di carattere sacro, contraddistinti da un linguaggio drammatico e chiaroscurale, viene chiamato a decorare il Palazzo dell’Arcivescovado di Udine.
Qui i colori si fanno più chiari e luminosi e le storie della Genesi, con la loro carica decorativa si inseriscono perfettamente in un contesto di per sé già molto spettacolare.
La sua fama inizia a circolare oltre i confini della Serenissima, tanto che a partire dal 1730, viene chiamato in più città a lavorare su cicli decorativi di natura sia sacra che profana.
Nel 1746 affresca il salone da ballo di palazzo Labia, sul Canal Grande. Tiepolo raffigura le Storie di Antonio e Cleopatra occupando non solo le pareti, ma anche il soffitto dell’enorme sala delle feste. Ironia, teatralità e spiccato senso del dettaglio costruiscono una narrazione non priva di malizia che s’inserisce negli spazi architettonici dipinti da Girolamo Mengozzi.
Nel pieno della maturità artistica Tiepolo è chiamato dal principe-vescovo Karl von Greinffenklau, a Würzburg, nel nord della Baviera, per affrescare la sala principale della sua residenza.
Il risultato è un capolavoro del rococò, dove alla ricchezza degli stucchi e degli ori fanno eco i famosi cieli tiepoleschi, di un azzurro delicato, striati di nubi e affollati di figure alate.
Si fanno invece più intimi i toni degli affreschi di villa Valmarana, nei pressi di Vicenza. Con l’aiuto del figlio Giandomenico, il pittore veneziano riduce la complessità dei cicli precedenti passando a temi più poetici che combinano scene dell’Iliade e dell’Odissea a episodi della Gerusalemme Liberata e dell’Orlando Furioso.
L’artista ha già 66 anni quando Carlo III gli chiede di dipingere sette pale per la chiesa ad Aranjuez, in Spagna. Questi lavori, dallo stile austero, più vicino alle regole monacali che agli sfarzi aristocratici, sono la sua ultima opera.
La sua arte, apprezzata dai contemporanei, conosce un momento di oblio in epoca neoclassica e romantica, per poi ricevere il definitivo riconoscimento nel Novecento, quando gli impressionisti la riscoprono cogliendovi alcuni motivi della loro pittura.