Robert Doisneau: la grande fotografia allo Spazio Oberdan di Milano
A Robert Doisneau piacevano Parigi e i parigini, erano la sua vera ossessione, non poteva fare a meno di fotografarli, tanto che li ha resi immortali, tanto che riesce a restituirceli come fossero ancora qui, nonostante i suoi scatti risalgono perlopiù agli anni ‘50.
La Ville Lumiere sembra avere una reale consistenza nei suoi scatti, sembra possedere una fisicità, e non essere piuttosto il risultato di un processo chimico che impressiona la realtà sulla carta. Notevoli sono in questo senso la serie dedicata alla Tour Eiffel, dove quasi è percettibile il ferro con cui è stata costruita, e quella in cui protagonisti sono i vicoli, là dove sembra pulsare la vita quotidiana pure dopo 60 anni. Doisneau racconta storie semplici: persone che attraversano la strada, macchine ferme ad aspettare il verde del semaforo, piccioni che tubano indisturbati su statue ormai rovinate dal tempo.
Quando si concentra sui parigini, invece, riesce a cogliere una serie infinita di “tipi umani” che cristallizzano la capitale francese in spazio-tempo senza confini. Un oste, le ballerine nude del Concert Mayol, suonatrici di fisarmonica e ammiragli in pensione. Tutti vanno a comporre il disegno che Doisneau vuole restituirci di Parigi. Il corpo umano per Doisneau trova realizzazione nello sguardo, del resto lo sguardo è l’arma del fotografo. Ci riferiamo alla serie di fotografie sul Louvre o a “Le regard oblique”, in cui il fotografo si sofferma su persone che osservano qualcosa, mentre noi osserviamo questo momento, bloccato per sempre, in un gioco di specchi che sembra allargare la foto al di fuori della loro cornice fisica e portarli al qui e ora.
Alla fine, il celebre “Bacio dell’Hotel de Ville” sembra troppo studiato, troppo finto per essere la vera rappresentazione dell’arte di Robert Doisneau. La stoffa del fotografo forse va cercata altrove e ci fa riflettere su come sia perfido il potere della comunicazione, che quasi ci obbliga ad associare un artista a una sola opera. Un po’ come scoprire, per fortuna, che Van Gogh non è solo girasoli e Degas solo ballerine. La mostra è allestita, seguendo un percorso tematico e non cronologico, allo Spazio Oberdan di Milano e rimarrà aperta fino al 5 maggio.
È aperta tutti i giorni, tranne il lunedì (con apertura straordinaria lunedì 1 aprile) dalle 10.00 alle 19.30. Il martedì e il giovedì l’orario è prolungato fino alle 22.00. Per ulteriori informazioni consultare il sito: www.doisneaumilano.it.