MAO Torino: una finestra sull’Oriente nel cuore antico della città
Il Quadrilatero romano è conosciuto come uno dei più frequentati centri della movida torinese, ma è anche uno dei nuclei multietnici della città, dove sorseggiare un dolcetto d’Alba o fumare un narghilè.
I torinesi sono soliti frequentare questo quartiere di sera, in viuzze con i déhors dei locali sempre pieni. Di giorno, al contrario, i vicoli sono piuttosto silenziosi, come avessero bisogno di quiete dopo il can-can della notte.
La geometria urbana, fatta di un reticolo ordinato di vicoli, è tutt’oggi modellata sull’antico castrum romano, il vecchio cuore della città.
All’incrocio tra due di queste piccole arterie, via San Domenico e via Sant’Agostino, si trova l’ingresso del MAO, il Museo d’Arte Orientale. L’acronimo ammicca a uno dei personaggi più noti del mondo orientale, Mao Tze-Tung, una figura che Andy Warhol ha trasformato in icona pop.
Il museo, inaugurato il 5 marzo del 2008, è ospitato all’interno di Palazzo Mazzonis, un’antica residenza seicentesca acquistata, nel 1870, dal Cavalier Paolo Mazzonis, un industriale tessile. In seguito la proprietà passò al figlio Federico che trasformò il palazzo da residenza a ufficio di rappresentanza della Manifattura Mazzonis. Nel 1980, col passaggio della proprietà al Comune di Torino, l’edificio venne sottoposto ad un primo restauro e, infine, nel 2004 trasformato in museo.
Una volta entrati si ha l’impressione di essere finiti in una grande bomboniera con cornici, decorazioni e rilievi in stucco, affreschi sullo scalone e ambienti a volte con colonne. Per arrivare al percorso museale vero e proprio occorre superare il cortile interno, trasformato, grazie a un cubo in vetro allestito dall’architetto Andrea Bruno, in un giardino zen in miniatura che introduce – anche atmosfericamente – alle gallerie.
Al piano terreno, la visita ha inizio con la galleria dedicata all’Asia Meridionale, dove sono esposte le collezioni del Gandhara, dell’India e del Sud est Asiatico.
La prima sala, dedicata all’arte del Regno Gandhara, una zona incuneata tra Afghanistan e Pakistan, ospita una serie di statue in scisto, stucco e terracotta, disposte accanto ai fregi del grande stupa di Butkara. Lo stupa, nei paesi buddisti, è un monumento costruito per ricordare la vita terrena di Budda o per conservare sacre reliquie.
Nelle sale destinate all’arte indiana sono collocati rilievi e sculture che vanno dal II secolo a.C. al XIV secolo d.C. e comprendono importanti esempi dell’arte Kushana, come la grande testa di Buddha, in arenaria rossa maculata.
Del Sudest Asiatico il MAO offre esempi dell’arte thailandese, birmana e cambogiana. Sono presenti sculture Khmer in pietra provenienti dall’area di Angkor e, accanto a queste, opere birmane e thailandesi in legno e in bronzo, laccate e dorate, che vanno dal X al XVIII secolo.
La Galleria Cinese, al primo piano, ospita invece oggetti d’arte della Cina antica dal 3.000 a.C. al 900 d.C. circa, con vasellame, bronzi rituali, lacche e terrecotte. Cultura e costumi dei periodi Han (206 a.C.-220 d.C.) e Tang (618-907) sono documentati da oltre duecento oggetti e statuette dell’arte funeraria, fra le quali compaiono le figure di cammellieri e mercanti che rivelano l’influenza esercitata dal mondo occidentale attraverso la Via della Seta.
Al secondo piano, nella sezione dedicata alla Regione Himalayana, sono collocate importanti collezioni di arte buddhista tibetana che traduce in pitture e sculture le innovazioni introdotte nel Buddismo dal diffondersi dei tantra, l’insieme dei testi canonici che contengono la teologia e la filosofia dell’induiste e buddiste. Straordinarie appaiono le creazioni iconografiche che seguono ogni nuova visionaria interpretazione dottrinale emergente dalle pratiche tantriche.
La galleria del terzo piano è dedicata all’arte dei Paesi Islamici.
L’arte islamica ha come punto di partenza l’incontro del mondo arabo con le progredite civiltà artistiche bizantina e sasanide, ovvero dell’antica Persia. Quest’arte ha mostrato una meravigliosa fertilità nello sviluppo di motivi decorativi nella produzione ceramica. Dall’ornato geometrico, all’arabesco fino all’eleganza della decorazione calligrafica. Le collezioni del museo illustrano l’evoluzione della produzione ceramica sottolineando l’influenza esercitata sulle maioliche italiane. Il MAO possiede inoltre meravigliosi testi manoscritti arabi – fra i quali trovano posto in particolare pagine del Corano tracciate in eleganti caratteri cufici, su pergamene del X secolo.
Infine il Giappone.
Nelle due sale al primo e secondo piano trovano posto importanti statue lignee di ispirazione buddhista come l’imponente Kongo Rikishi scolpito in legno di cipresso, raffigurante un dvarapala (guardiano del monastero), straordinario esempio di scultura del periodo Kamakura (XIII secolo) – ed eccezionali paraventi (degli inizi del XVII secolo) che descrivono templi ed edifici dell’antica Kyoto e illustrano eventi dell’epica giapponese.
Sono inoltre esposti ventagli dipinti e xilografie policrome in gran parte assegnabili al XVIII secolo, insieme con una ricca collezione di oggetti laccati di raffinata fattura e tre splendide armature di samurai dello stesso periodo.
Terminato il tour, il visitatore ha a disposizione una libreria con titoli ad hoc sulla cultura orientale.
MAO – Museo d’arte Orientale
Via San Domenico 11
10122 Torino
t. 011.4436927
Da martedì a domenica: ore 10-18
Chiuso il lunedì.
La biglietteria chiude un’ora prima.
Biglietto unico
valido tutto il giorno per le collezioni permanenti e per le mostre temporanee:
intero euro 10
ridotto euro 8
Ingresso libero il primo martedì del mese, se non festivo.
Biglietto multimuseo
intero euro 18
ridotto euro 15
Ingresso libero il primo martedì del mese, se non festivo.
Acquisto on line
È attivo il servizio di prevendita online dei biglietti di ingresso al Museo
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