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Posted on Lug 9, 2013 in Edifici sacri | 0 comments

Basilica di San Marco a Venezia: nel cuore della Serenissima

Basilica di San Marco a Venezia: nel cuore della Serenissima

La Basilica di San Marco a Venezia costituisce la quarta parete dell’immensa e omonima piazza, il lato meno rigoroso, il più scenografico e rappresentativo di quello che è, a tutti gli effetti, l’unico spazio cittadino denominato “piazza”, dato che gli altri prendono il nome di campi e campielli.

La storia della Basilica ebbe origine il 31 gennaio 828 quando fu trasportato in laguna, da Alessandria d’Egitto, il corpo di San Marco. A quell’epoca, le reliquie, vere o presunte che fossero, rappresentavano un veicolo sociale ed economico di notevole peso, capaci di attirare pellegrini e commercianti e di unire attorno a sé un’intera popolazione.

La devozione per l’evangelista divenne religione di Stato e San Marco il patrono e l’emblema civico, incarnato dal simbolo del leone alato.

Per rafforzare il neonato culto si decise di costruire una nuova chiesa, completata nell’832 e inaugurata dal doge Giovanni Partecipazio I.

L’edificio prese fuoco nel 976 e fu riedificato dal doge Pietro Orseolo I. Nel 1063 un altro doge, Domenico Contarini, ordinò ulteriori modifiche che proseguirono fino al 1094, quando la basilica venne consacrata.

La crescente potenza commerciale di Venezia, il suo affermarsi in area adriatica e i forti legami, pacifici o bellici che fossero, con Costantinopoli  donarono alla basilica una gamma di stili prossima al mondo orientale. Nel 1204 Venezia espugnò Costantinopoli e dallo spoglio approdò in laguna una notevole quantità di marmi, colonne, fregi, sculture che confluirono nella decorazione della basilica marciana. Le originali facciate in laterizio vennero ricoperte di materiali preziosi, le cupole si fecero più alte e furono rivestite con lastre di piombo.

I marmi non vennero scelti a caso, ma selezionati per offrire una lettura simbolica. La pietra più pregiata, il porfido, fu introdotta per rappresentare il potere pubblico e divino. Attorno al XV secolo furono aggiunte le decorazioni gotiche che andarono a completare l’aspetto esteriore, armonioso nonostante i continui interventi.

La facciata si mostra in tutta la sua complessità, offrendosi nello scintillio dei mosaici, negli ornamenti di stampo orientale, nella varietà dei marmi, nella scansione dei portali, nell’equilibrio dei volumi. Il fronte si sviluppa su tre registri – le porte, la terrazza, le cupole. Prevale lo sviluppo orizzontale su quello verticale. La scelta deriva dalla conformazione di Venezia che poggia su un terreno sabbioso, motivo per cui si tendeva a innalzare edifici con il peso distribuito piuttosto che concentrato in pochi punti.

Le porte alle estremità tradiscono, con i loro timpani ad arco inflesso, una chiara ispirazione araba. Il portale di sinistra, detto di Sant’Alipio, è l’unico che, nella lunetta, conserva i mosaici originali di metà Duecento. Vi viene rappresentata la processione che accompagnò l’ingresso del corpo di San Marco nella basilica, quest’ultima delineata com’era all’epoca.

Il portale al centro supera il livello del terrazzo ed emerge quasi fosse un arco trionfale, coronato dalla famosa quadriga di cavalli in bronzo, anch’essi bottino di guerra proveniente da Costantinopoli. Le statue, probabilmente risalenti al II-III secolo d.C., sono copie. Gli originali sono conservati nel Museo della Basilica.

I tre archi che, a scalare, contornano la porta principale, sono finemente scolpiti e risalgono alla metà del XIII secolo. Sono stati realizzati da maestranze veneziane e rivelano una notevole minuzia descrittiva e un vivace realismo. In origine erano colorati d’oro e d’azzurro. Il più esterno riporta una allegoria dei Mesi. Quello intermedio presenta una serie dei Mestieri e altre scene simboliche con animali e putti. Quello più interno una sequenza di Profeti, di Virtù sacre e civili che annunciano l’arrivo di Cristo nel Giudizio Universale, raffigurato nella lunetta.

La porte di bronzo danno accesso all’atrio. Lo spazio è costituito da cupole e arconi ed è decorato da mosaici che narrano episodi dell’Antico Testamento. I soggetti principali sono la Genesi e le vite dei patriarchi. In origine il lato meridionale era aperto sulla Porta da Mar, l’ingresso posizionato vicino a Palazzo Ducale e al molo, dal quale si approdava a Venezia via mare. Il passaggio venne chiuso nel XVI secolo per erigere la cappella Zen e il battistero.

L’interno si presenta a croce greca ed è formato da tre navate divise da colonnati che convergono verso i massicci piloni che sostengono le cupole. Le pareti sono invece sottili per alleggerire il peso dell’edificio. L’elaborata struttura interna è rivestita, nella zona inferiore, da lastre di marmi policromi. Quella superiore presenta cicli musivi che raggiungono un’estensione di quasi 8000 metri quadri. La continuità dello sfondo oro regala alla chiesa uno splendore che riesce quasi a dematerializzare la consistenza dell’edificio.

I mosaici sono stati realizzati in diversi periodi storici, ma offrono un programma iconografico piuttosto unitario. Rappresentano storie tratte dalla Bibbia, figure allegoriche, momenti della vita di Cristo, della Vergine, di San Marco e di altri santi. Le scene sono completate da iscrizioni in lingua latina: brani biblici, preghiere e invocazioni.

Centro attrattore di tutte le vicende narrate nei mosaici è la cosiddetta cupola dell’ascensione di Cristo. La salita al cielo era sinonimo del trionfo della fede e della Chiesa, tema molto sentito a Venezia, tanto da diventare cuore di una delle feste cittadine più sentite.

A dividere il presbiterio dal resto della chiesa è posta un’iconostasi, realizzata anch’essa con marmi di diversa provenienza. La struttura di otto colonne è sormontata da un architrave su cui spiccano statue in stile gotico di Pier Paolo e Jacobello dalle Masegne.

Sotto il presbiterio è stata ricavata una cripta sorretta da cinquantasei colonne che sembra imitare la chiesa superiore in forma più intima.

Dietro l’altare si trova uno dei massimi capolavori della Basilica: la Pala d’oro. Si tratta di un’opera commissionata dal doge Ordelaffo Falier nel 1102 e terminata nel 1342. I numeri che la caratterizzano sono impressionanti. Include infatti 1401 gemme, 526 perle, 320 smeraldi e decine di altre pietre preziose. La pala di presenta come una sorta di cattedrale riprodotta su un unico piano. Le formelle rappresentano le vetrate al cui interno emerge una serie di personaggi legati alla devozione. Gli smalti cloisonné che li decorano imitano gli effetti della luce tipici delle finestre basilicali. Gli smalti rappresentano, nella parte superiore, l’Arcangelo Gabriele, ai lati del quale sono raffigurate le feste del Signore. Più sotto invece spicca il Cristo Pantocratore circondato da evangelisti, profeti, apostoli e angeli.

Infine il pavimento della chiesa ha un rivestimento marmoreo disegnato con moduli geometrici e figure di animali dal forte impianto simbolico e che sembra stendere sul terreno un vero e proprio tappeto minerale.

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